22 agosto 2010

I must

Io odio i compiti in classe. Le interrogazioni.
"Sai che novità", direbbero i miei 3 lettori.
Avete ragione anche voi, ma una piccola parentesi ci vuole.

Amo la scuola, stare insieme a 24 ragazzi della mia stessa età per mezza giornata, apprendere, discutere.
Crescere, sotto un certo punto di vista.

Però.

Però ci sono i compiti in classe. Le interrogazioni.
Le verifiche.
Perchè il concetto è sempre quello. Dobbiamo controllare come cresci, cosa apprendi. Dobbiamo starti dietro.
Mica possiamo lasciarti credere che la vita poi sia così facile.
Mica devi crescere.
Devi studiare. Inglobare concetti e regolette, saperli applicare.

Odio i compiti in classe, le interrogazioni, perchè a volte mi fanno odiare qualcosa che amo.

E sono molti, i professori a pensarla come me.
Alcuni te lo fanno notare, altri no.
Alcuni concepiscono il momento della verifica come un ripasso.
Altri se ne fregano.
Devono farlo. Lo fanno. Ma si vede che la loro mente propenderebbe verso altro.

Verso lo stare con 25 ragazzi più giovani per cambiarli. Per migliorarli. Per discutere.
Per farli crescere, sotto un certo punto di vista.

Comunque.

Ci sono diversi gradi di odio per le verifiche.
Vuoi mettere un tema d'italiano con un' interrogazione di storia?
Una versione di latino con biologia?
Un colloquio di filosofia con un compito d'inglese?

I compiti d'inglese.
Eh, sì. I compiti d'inglese.

Perchè all'odio verso il compito in sè, lì si aggiunge anche l'odio verso il modo in cui sono insegnate le lingue.
Perchè a scuola non si insegna l'inglese, ma - se tutto va bene - le regolette dell'inglese.

Si dice "if I were", non "if I was". E se dici "if I was" è l'errore più grande della tua vita.

Bullshit.

Sì, ok. In teoria la forma corretta è "if I were".
Ma solo le vecchiette di 65 anni, in testa classico cappello piume-frutta, vestitino arzigogolato sixty-five pounds Harrods, effettivamente lo dicono.

O tutte quelle inutili differenze tra present perfect e present perfect progressive. Chè "I have lived" o "I have been living" non significa la stessa cosa, secondo loro.

In ogni caso.
C'è una regoletta inutile dell'inglese che, nonostante tutto, mi piace.
Ed è quella relativa al "dovere".

Must.
Have to.

Perchè, secondo le professoresse d'inglese delle medie e qualche omino formato "accademia della crusca oxfordiana", c'è una differenza.
"Must" indica un dovere morale. "Have to" qualcosa di imposto dall'esterno.

Ecco, questa cosa mi ha sempre affascinato.
Perchè molto probabilmente, se in inglese non ci fosse questa sfumatura, io non c'avrei pensato.
Che ci sono due forme di "dovere", intendo.

Che ci sono i "must" e gli "have to".

E che dovremmo cercare di riempire la nostra vita di "must". Di "I must".
Rifiutare tutti gli "have to" del caso, e concentrarsi solo su ciò che riteniamo giusto. Su ciò che dobbiamo fare perchè sentiamo di dover fare.

And fuck all the bloody rest, aggiungerebbero i britannici.
(Ma non la prof. delle medie, ovviamente.)

2 commenti:

  1. >Ma solo le vecchiette di 65 anni, in testa classico cappello piume-frutta, vestitino arzigogolato sixty-five pounds Harrods, effettivamente lo dicono.

    E ludovica xD Che scrive rigorosamente con le "s" al posto delle "z" e ripudia "Did you ever..?"
    A parte gli scherzi xD Il punto e´, secondo me, che l´inglese e´ piu´ idiomatico e spontaneo dell´ italiano e quindi, sempre secondo me, decisamente piu´... adattabile xD
    No, non so esprimermi piu´, sono tre giorni che parlo inglese con dei danesi che paradossalmente lo parlano meglio della loro lingua @.@

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  2. Ecco, sì. Forse il "did you ever"...

    In ogni caso, non posso sopportare gli "inserisci la corretta forma verbale" e le inutili interminabili discussioni post-correzione. E' più forte di me.

    ( L'unico motivo per cui sei autorizzata a usare internet è per fare un post su Copenaghen )

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