31 luglio 2010

Pensiero profondo del pomeriggio/2

Diventa tutto ridicolo, se lo vedi da lontano.

Frase del giorno

Non escludo la possibilità di candidarmi come leader di centrosinistra, ma appoggerei chiunque avesse in mente un programma a tutela della legalità di questo Paese, dove non esiste più Stato di diritto. Noi Radicali, da questo punto di vista, siamo forse i più credibili.

Emma "bum bum" Bonino

30 luglio 2010

NuDISti - Puntata 2 - Cose inutili


Chi mi conosce un po’ sa che ogni discorso più o meno serio che faccio prima o poi va a parare sulla mia formazione pseudo-cattolica.
Del resto, cerco di regolare ogni mia singola azione sull’avversione per tutto ciò che mi ricordi anche vagamente quel mondo lì.
Cos’è che Don Rocco non farebbe?
C’è stata una cosa, una cosa piccola – tutto sommato -, che prima di ogni dubbio filosofico o fastidio per le convenzioni mi ha spinto fuori da quel mondo.
Io andavo a messa con mia madre. Ero piccolo, avevo 7 anni, non andavo in giro da solo. E’ normale, no? Andavo a messa con lei e dovevo sorbirmi un’ora e mezo di parole che per me erano fondamentalmente senza senso, e azioni che mi erano vietate. Tipo mangiare quello strano foglio di pane. “Sì chiama ostia, Marco, ed è il corpo di Dio”. “Ok, mamma. E’ comunque un foglio di pane”.
Quell’ora e mezza, in ogni caso, per me non era così insopportabile. Un po’ perché c’era un buon odore di incenso – e all’epoca non ne ero ancora allergico – , un po’ perché avvertivo nell’aria un’atmosfera rilassata e tranquilla che mi dava sicurezza, un po’ – soprattutto – perché c’era una bambina più grande di me di un anno, con cui facevo catechismo insieme e che mi pare si chiamasse Noemi, che mi piaceva da morire.
Ma non è di questo che volevo parlare.
E’ che la parte finale della messa è progettata appositamente per farti desiderare di andar via il prima possibile.
Si comincia con il gesto di pace, e con l’agnello di Dio che togli i peccati del mondo.
Che poi bisognerebbe farci un discorsetto su quel “togli i peccati del mondo”, perché in latino “tollo” vuol dire “prendo su di me” e non “tolgo”.
Ma non volevo parlare nemmeno di questo, ovviamente.
Agnello di Dio, dicevo. Poi quella preghiera sulla mensa che ci basta solo una parola e io sarò salvato.
E la comunione.
Quella fila interminabile di vecchi, anziane signore, ragazze e uomini di mezz’età, con in sottofondo qualche orrendo brano cantato chitarra-voce da un chierichetto un po’ più sveglio degli altri, che si credeva Bob Dylan. Anche se io, allora, ovviamente non avevo idea di chi fosse, Bob Dylan.
La comunione. Finiva la fila e avevi l’impressione che fosse finito tutto.
E invece no. Perché Mancava la benedizione. O meglio, prima mezz’ora di annunci tipo “martedì sera alle 18.00 riunione in sagrestia con i cresimandi” e poi la benedizione.
Segno della croce. La messa è finita, andate in pace. Ite, missa est. Che poi significa “andate, il corpo di Cristo è stato mandato”, ma anche questo è un altro discorso.
 Insomma, arrivo al punto. Mia madre non andava mai via a quell’annuncio. Mai. Doveva aspettare che Bob Dylan finisse il suo “accompagnaci, o signore, sulle vie della speranza”, e dopo – solo dopo quei 3 minuti – con tutti che uscivano passandoci davanti, con Noemi che usciva passandomi davanti, accompagnata da quello stronzo che proprio non riuscivo a sopportare. E poi si poteva andare via.
Ecco. Io ho sempre detestato mia madre per quei tre minuti. E pregavo ogni volta il buon Dio affinchè Bob facesse solo un minuto e mezzo, prossima volta.
Poi, pian piano, crebbi.
Cominciarono i dubbi filosofici e i fastidi per le convenzioni e smisi di andare a messa.
E ora che sono passati 10 anni, e gioco a carte, e bevo vino, ripenso a quelle domeniche mattine.
Ripenso a Bob Dylan, a mia madre, allo stronzo. Ripenso a Noemi. Ripenso a quei tre minuti di odio profondo. E capisco quanto allora non capissi nulla.
Perché mia madre aveva ragione.
Perché l’obiettivo di una vita non è fare cose utili, ma essere felici.
E se qualcosa ti rende felice, ti fa stare bene ( perché è un’abitudine, perché ti ricorda qualcuno che hai perso, o – ancor di più – anche se non c’è un motivo vero, solo perché ti sembra giusto così ). Se qualcosa ti fa stare bene, non importa che abbia senso o meno. Va fatto.
E’ come guardare i titoli di coda di un film fino alla fine, è come leggere le postfazioni. E’ come aspettare il fischio alla fine di Sgt Pepper’s Lonely Hearts club band e quella voce che sembra dire “There never could be any other one”, oppure, al contrario, I fucked Superman”, secondo qualche assatanato convinto che i Beatles non fossero altro che bestie di Satana e che Paul ovviamente fosse morto nel ’66 in un incidente stradale, e sostituito da un poliziotto dell’Ontario, Canada, di nome Billy Shears.
Non c’è motivo, non aggiunge nulla, ma io lo faccio. Perché mi fa stare bene.
Scriveva Murakami, uno che mi farebbe riflettere ed emozionare anche con una lista della spesa, nel “La ragazza dello Sputnik”:
“Se mi è concessa un’osservazione banale, in questa vita imperfetta abbiamo bisogno anche di una certa quantità di cose inutili. Se tutte le cose inutili sparissero, sarebbe la fine anche di questa nostra imperfetta esistenza.”
Ha ragione lui. Aveva ragione mia madre.

Scelte. Difficili.

Posto che Palahniuk, in un modo o nell'altro, ha segnato questa estate.

Posto che ho voglia di comprare una t-shirt che dica qualcosa di me.

( invece delle solite bianco-arancione marchio Fila e chissenefrega )

Posto che sul sito dell'ottimo Chuck sono in vendita delle magliette, al modico prezzo di 20 dollari.


Posto che quella di Fight Club c'è o azzurrina ( anzi, cornflower blue, che l'anglofono fa sempre più figo ) o color crema, e il color crema mi fa schifo, macheccivuoifà.


Posto che la più bella è nettamente quella di Invisible Monsters, che però ancora non l'ho letto, mannaggia.

Posto che ci sono anche quelle di Survivor e di Choke.


Posto che in ogni caso devo sceglierne una e una sola.
Quale prendo?

29 luglio 2010

Vergognosa marchetta/3

Anche stasera torna NuDISti.

Si parlerà, con il buon Scorti e l'ottimo Assimo, di chitarristi, cose inutili e ristoranti nippo.

Se volete, ore 21:00. Radionation1.

Capitano, mio capitano

Quando l'idolo dei tuoi primi fantacalcio - quando avevi 12 anni e il mondo era solo un grande super santos che girava nella grande roulette dell'universo - arriva nella squadra che bene o male tifi da 14 anni, non si può non essere felici.

Se poi l'idolo dei tuoi primi fantacalcio si chiama Cristiano Lucarelli ed è una gran brava persona, oltre che un decente attaccante, bisogna solo esultare.

Ricordare i 12 anni, ed emozionarsi anche un po'.

Vamos, capitano!

28 luglio 2010

Basta, per favore

Ecco, sinceramente io non penso che un grande quotidiano nazionale, forse il più letto in Italia, possa pubblicare un articolo del genere.

Non per il riferimento a Lippi e l'idea implicita che "dai, su, alla fine non sarebbe male se lo facessimo anche qui".
Non per quel "chi non ricorda il pianto a dirotto durante l'inno" che sa tanto di strafottente presa per il culo.
Non per la definizione del leader Kim Jong II come "uno che ha poco senso dell'umorismo" e nemmeno per quella battutina finale del "buon sangue non mente".

Non per una di quelle cose in particolare, ma per il tono generale dell'articolo.

Tanto valeva mettere la notizia nel boxino morboso, a questo punto. Stronzi.

27 luglio 2010

Vedi alla voce filmone/4



And remember, George, no man is a failure who has friends.

Hai voglia a dire

E' che uno certe volte si dimentica di quanto facciano bene un po' di musica ad alto volume, una piazza piena di gente e un battito cardiaco vicino alle 170 pulsazioni al minuto.

E conta poco, davvero poco, che la musica non sia proprio quella che piace a te, e che magari a volte ti possa sentire idiota a saltare come un cretino perchè un tizio sul palco urla "JUMP!".
Conta poco lo sguardo stupito e un po' incazzato di una 50enne.
Conta poco quel "voi siete matti", detto sorridendo da una divertita bambina di 10 anni trovatasi in quel casino.
Conta poco un polpaccio andato a male e un pestone sul piede.
Contano poco i pensieri, e i rimpianti, e gli "avrei voluto" e gli "avrebbe dovuto".
Conta pochissimo persino lo stare soli. For you're never alone, when there's music around.

Perchè, alla fine, si sta bene a saltare come un cretino.
E conta solo questo.

26 luglio 2010

Di sogni e sensazioni orrende

Stanotte ho fatto un sogno.
Qualcuno potrebbe dire "che novità". Un altro potrebbe pensare che descrivere i sogni è probabilmente l'attività letteraria più difficile del mondo e "non c'è riuscito bene Scorsese in Shutter Island e ci vuoi provare proprio tu, ragazzino?".
Sì, avete ragione.
Ma io credo che - tutto sommato - siamo nella dimensione del sonno - e del sogno - per circa metà della nostra vita. E credo anche che quella metà della nostra vita abbia un'importanza pari, se non maggiore, rispetto all'altra. Quella tanto osannata, quella per cui ci preoccupiamo tanto.
Il sogno è democratico.
Il sogno è il riscatto dei deboli.
Durante il sogno, tutti siamo uguali. Dal più povero dei clochard de L'Avana al più celebre degli industriali italiani.
Allora credo che un minimo di riflessione su stanotte non possa farmi tanto male.

Sono a Napoli. Non è la Napoli che conosco. Mi ricorda un po' Milano e un po' Londra, ma è Napoli. Lo dice mio padre, che è Napoli.
Non ho idea di dove dobbiamo andare. So che siamo in macchina, e ne seguiamo un'altra. Forse quella di mio fratello, ma non ne sono sicuro.
Sembro felice. Parliamo tanto, del più e del meno. Di Napoli, che tutto sommato è una gran bella città anche se nessuno di noi due vorrebbe passarci più di qualche giorno.
Scendiamo dalla macchina. O meglio, ci troviamo fuori dalla macchina. Andiamo in una galleria. Devo esserci già stato, non so se nella vita o in qualche altro sogno. Non mi importa più di tanto, in fin dei conti.
Usciamo dalla galleria, ci sediamo su una panchina. Accanto a noi ci sono tre extracomunitari. Io ho paura, non so perchè. Deve essere che siamo Napoli, deve essere che non c'è nessun altro intorno a noi. Io, mio padrei tre extracomunitari e la mia paura.
Mi avvicino istintivamente a mio padre, e loro si allontanano un po'. Si siedono su un'altra panchina, visibilmente dispiaciuti. Cominciano a canticchiare "Smisurata Preghiera" di De Andrè, e piuttosto bene, peraltro.
Mio padre dice che non mi faranno niente, che lì c'è lui. Io capisco di essere un idiota.
Vado via.
Dobbiamo prendere l'autobus. Ci servono i biglietti.
Entriamo in un tabacchino. Chiediamo due biglietti. Lui esita un po'. Poi ce li dà. Aspetto lo scontrino. Lui batte qualcosa sul registratore di cassa.
Mi consegna lo scontrino. C'è scritto 20 centesimi, invece di 2 euro.
"Va bene, vero?"
"Ehm... Sì, va bene..."

No, non va bene per nulla. Forse dovrei girarmi. Mi giro. Lo guardo negli occhi, lui mi guarda negli occhi.
Me ne vado.

Mi sveglio.

Ecco.
A volte mi sembra che sia tutto inutile.
Cosa ci faccio qui a scrivere ogni tanto di razzismo e legalità quando poi, nella sfera dove compare il mio vero "io", divento il primo xenofobo, complice silenzioso di un evasore?
Cosa ci faccio qui a scrivere?
E perchè credo nei sogni?
Perchè credo nei sogni quando anche lì finisco per avere i miei stessi orrendi difetti?

Non lo so.
A volte mi sembra che siano davvero riusciti a cambiarci.
Ci hanno cambiato, lo sai.

25 luglio 2010

Hate parade - 25 luglio

1- Stella Bruno e le sue incredibili evoluzioni linguistiche
2- La BP, per le immagini truccate
3- Le battaglie perse ben lontano dall'artiglieria
4- I rumori di fondo e gli acquari scatenati
5- Stefano Domenicali, Luca Coialanni, Aldo Costa e il team Ferrari tutto, per aver rovinato l'unica giornata decente da un bel po' di tempo a questa parte

Con formula solenne, pronuncio il mio odio - infinito e incommensurabile - nei vostri confronti.

Update: 6- Oliver Stone, per avermi fatto perdere 1 ora e 57 minuti per quella mezza stronzata di Natural Born Killers

Kafka sulla spiaggia - H.Murakami

Ogni dolore è unico, e anche le cicatrici hanno una forma diversa per ciascuno. Perciò nel combattere la discrimazione e l'ingiustizia, credo di non essere secondo a nessuno. Ma se c'è una cosa che mi indigna ancora di più, sono le persone prive di immaginazione. Quelle che T.S. Eliot chiamava "gli uomini vuoti". Persone insensibili che coprono questa loro mancanza di immaginazione, questo loro vuoto, con un ammasso di segatura, e senza rendersene minimamente conto se ne vanno in giro per il mondo a tentare di imporre a tutti i costi questa loro ottusità agli altri, mettendo in fila parole vuote e senza senso.

24 luglio 2010

Quelle notizie che ti mettono subito di buon umore

La ragazzina, classe 1988, studentessa, cittadina brasiliana ma abitante in Italia da anni, stava viaggiando su un autobus urbano Sila in viale Belforte. Si stava lamentando con un' amica nicaraguense per il caldo che c’era sul mezzo pubblico quando un uomo, "autista in borghese", con bimbo in braccio e moglie incinta al seguito, si intromette e comincia ad insultarla. Le dice: “Cosa volete un tappeto rosso sugli autobus? Vai al tuo paese, negra di m...e non venite qui a romperci i c...» e altre "gentilezze" simili. La ragazza risponde, la moglie prende le parti del marito e rincara. Alla fine la situazione degenera e i due mettono le mani addosso alla ragazza.

A quel punto alla giovane brasiliana viene detto di scendere, ma lei si rifiuta. L’autista ferma il bus e chiede alla ragazza di andarsene “per ristabilire l’ordine”.

Via Daniele Sensi

La giornata di uno scrutatore

Io, personalmente, sono convinto che le cose migliori siano quelle che finiscono prima di averti annoiato.

Amo le persone che ti dicono quello che pensano o quello che vogliono da te, direttamente e in breve. Evitando inutili telefonate di 6 ore o monologhi imperanti sulle loro interrogazioni.
Amo, soprattutto ultimamente, i programmi radio da 15 o 30 minuti.
Amo i cortometraggi e spesso mi trovo persino a dover interrompere la visione di un film, se non voglio correre il rischio di perdermi tutto.

E lo so che quel tizio che parla sempre alla fine è simpatico, e che non si interrompe un'emozione, e che i radiodrammi da 2 ore sono fantastici, ma son fatto così.

La stessa cosa vale per i libri, ovviamente.

Amo poter stare fermo su una parola per 3-4 minuti, rileggere interi capitoli, sottolineare quella frase che probabilmente potrà servire.

E soprattutto, amo poterlo fare senza il panico dell' "oddio, sono da 10 giorni su 'sta roba e ancora non ne ho letto un terzo".

Preferisco l'incompiutezza alla ridondanza e il finale aperto allo spiegone delle ultime 10 pagine.

Odio profondamente le opere che finiscono così come erano iniziate. Anzi, mi fanno paura. Perchè riproducono quella circolarità temporale, quell'eterno ritorno, quella routine inevitabile con cui l'uomo deve necessariamente misurarsi.

Perchè - anche se a volte quelli che mi stanno intorno lo pensano- non sono uno che fa delle mattonate insopportabili la sua ragione di vita.

Cerco di conoscere, cerco di sapere, cerco di migliorarmi.

Ma se proprio non riesco ad andare avanti, faccio una pausa. O lascio perdere del tutto.

Ed è per questo che "La giornata d'uno scrutatore", libro che avevo in testa di leggere da parecchio tempo, mi è piaciuto molto.

Ne avevo sentito parlare ad una conferenza. Il tema mi interessava ( la giornata elettorale di un istituto di cura gestito da suore ), l'ho comprato e letto in un paio d'ore.

E probabilmente non è nulla di così eccezionale, eh.

Forse non è un caso se è uno dei libri di Calvino meno conosciuti.

Forse non è un caso se, per trovarlo, ho dovuto girare una mezza dozzina di librerie prima di decidere di comprarlo su IBS, "chè se no non se ne esce vivi", come ha detto mia madre.

Ma per me è un capolavoro.

Una di quelle piccole cose che vanno per la loro strada e ti dicono quello che vogliono dirti. Senza troppi fronzoli, senza chiederti più di tanto.
Dicendoti molto senza parlare troppo.

23 luglio 2010

Pensiero profondo della sera/10

All in all, la cosa più importante non è quanto il mondo ti dia.
La cosa più importante è quanto tu possa dare al mondo.

Cosa resta? nuDISti - puntata 1

http://www.badongo.com/file/23721584

Perché, alla fine, cosa resta?
E’ così che il mio professore di latino concluse la sua ultima memorabile lezione prima di andare via, in una soleggiata mattinata tardo-primaverile che non dimenticherò tanto facilmente.

Cosa resta, alla fine, nella memoria di una persona?

Un mio amico, un mio compagno di classe, uno dei più svegli, in realtà, rispose che di sicuro restano le cose eccezionali.

Lì per lì gli diedi ragione. Poi chiesi cosa fossero, per lui, le cose eccezionali e ovviamente non mi seppe rispondere.

Beh, allora ci pensai un po’ su.

E mentre il mio professore di latino continuò la sua ultima memorabile lezione prima di andare via, pensai che, alla fine, non rimangono le cose eccezionali. Rimangono le abitudini.

Perché tra 50 anni non ti ricorderai di quella particolare mattina di gennaio in cui hai baciato la tua ragazza dell’epoca prima di entrare a scuola. Ricorderai, piuttosto, l’abitudine di farlo.

Lo dissi al professore, cambiando esempio, ovviamente. Chè sì, era un grand’uomo, ma era pur sempre il professore di latino.

Scosse la testa e i suoi pochi capelli. Disse che forse avevo ragione, che sarebbe rimasta l’idea dell’abitudine. Ma disse anche che lui era alla ricerca di immagini particolari da avere per sempre fisse nell’ipotalamo, e non di un’idea astratta.

Sì, aveva ragione. E continuai a pensarci su. Chissà, probabilmente, alla fine, restano le prime volte. La prima volta che hai baciato la tua ragazza prima di entrare a scuola , la prima volta che hai giocato a calcetto il sabato pomeriggio, la prima volta che hai ascoltato la radio, la prima volta che sei andato a cinema il martedì sera, la prima canzone dei Pink Floyd che hai sentito.
 Non lo dissi, però. Lo tenni per me, convinto di aver scoperto il segreto della felicità. Il ricordo della prima volta di un’abitudine.

Non ci pensai, per un po’. Tornai ad ascoltare la memorabile ultima lezione prima di andare via, che in quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare.

Tornato a casa, sotto la doccia, in uno di quei meravigliosi monologhi che sanno stupendamente di borotalco e shampoo alla camomilla, mi accorsi di avere torto.
Non è la prima volta, ad essere ricordata.
Probabilmente si può ricordare un bacio nella sua interezza, ma non una partita a calcetto o, ancor di più, un libro.

E allora, lì, sotto la doccia, tra il borotalco e la camomilla, arrivai alla mia conclusione. Sono precisi momenti, ad essere ricordati. Quei precisi momenti che ci hanno fatto “prendere un abitudine”. Quei momenti che ci spingono ad andare avanti, quando – per un attimo – ci stanchiamo della nostra routine.

E allora resta il sapore di caffellatte della tua ragazza e il vocio dei ginnasiali intorno a te, resta quel tiro imparabile all’incrocio del tuo primo sabato pomeriggio calcettistico, quella particolare parola detta da quel conduttore dall’accento milanese che finirà per impadronirsi delle tue domeniche pomeriggio, quello sguardo di Jack Nicholson, quel colpo di tosse catarrosa all’inizio di Wish you were here.

Oppure quella pagina, che ti ha spinto a prendere l’abitudine di avere un libro sul comodino.

Quella pagina letta in uno strano libro dalla copertina bianca, dal titolo piuttosto banale, scritto da un tizio che – prima d’allora – non avevi mai sentito nominare.

Quella pagina diceva, più o meno:

Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche parte e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia.

Il tizio era Jerome David Salinger.
Il libro, quel libro, ormai l’avrete capito, era Il giovane Holden.

22 luglio 2010

Vergognosa marchetta/2

Io dico: uscite.
Fate altro.
Chiamate qualche amico che non vedete da dieci anni e chiedetegli di fare qualcosa.
Catalogate libri di quattordicenni.
Andate a mangiare qualcosa fuori. Pizza e birra.
O andate a ubriacarvi, se vi piace l'idea.
Andate al cinema, a vedere Toy story.
O, se siete negli States, Inception, che pare sia il più bel film del decennio.
Sul serio, uscite.

Se però stasera - dalle 9.00 alle 10.00 - non avete davvero nulla da fare, sappiate che comincia nuDISti.

E poi vedete voi...

Ah, la perfida Albione...

Ecco.
Vedi che succede quando ti metti con i conservatori, Nick?

21 luglio 2010

Che oggi gira un po' così/10

Panico

Ho un bisogno disperato di un corso di lettura, dizione e recitazione.
Aiuto.

20 luglio 2010

Pomeriggi

Sentirsi parte di qualcosa.
Qualcosa di non molto importante, magari. Stupido, insignificante.
Aiutare, essere aiutato, passare il tempo, conoscere gente.
Condividere.

Perchè, alla fine, fare qualcosa è sempre meglio che starsene con le mani in mano.

Lo conosci?

Io non so se mi stia rincretinendo o son fasi della vita.
Magari è solo un trip che tra un paio di giorni passa, anche se non ne sarei tanto sicuro.

Fatto sta che sto riascoltando puntate di Condor vecchie di tre anni, che annunciano la prima sala di proiezione in 3D e parlano del governo Prodi.

Il problema vero è che mi diverto.

19 luglio 2010

Frase del giorno

Mi accusano sempre di circondarmi di belle ragazze senza cervello. Ecco, invece qui delle belle ragazze che si sono laureate con il massimo dei voti e che non assomigliano certo a Rosy Bindi.

Silvio Berlusconi, pres. del cons.

Eroi

Facciamo un po' di chiarezza, una volta per tutte.

Lui non era assolutamente un eroe.

Lui non era un eroe.

Loro due erano persone straordinarie ma, mi spiace, non erano eroi.
 
Lui è un eroe.



Capito, caro Nichi?

18 luglio 2010

Considerazioni al caldo

- I pantaloncini corti sono la più grande invenzione di tutti i tempi.
- L'anguria è la tua unica amica.
- Mai consumare più di 100 kc in un solo pasto.
- La doccia fredda può essere una soluzione solo se ci sono più di 40 gradi.
- Le finestre devono stare chiuse. Salvo tentativi di suicidio
- Mai gioire per la pioggia.
- Meglio il caldo che un ventaglio.
- Ogni lavoro o pensiero che richieda più energia di quanta ce ne voglia per respirare può essere fatto benissimo un altro giorno.

17 luglio 2010

Che oggi gira un po' così/9

By chance

A volte mi chiedo come sarebbe la mia vita se non fossero accadute alcune cose.
Come sarebbe stata, la mia vita.

Se non fossi mai andato all'Accademia.
Se Nic non mi avesse fatto ascoltare quella strana canzone.
Se non mi fosse mai passata l'allergia a "latte e derivati".
Se l'ADSL fosse arrivato a casa un paio di anni dopo.
Se quella sera non avessi acceso la radio.
Se non mi fossi cresimato.
Se non fosse stato in vigore il "a tua madre non si risponde, anche quando sbaglia".
Se non avessi conosciuto lei.

A volte penso che sarei identico a come sono. Il più delle volte no.

La nostra vita è segnata dalle possibilità, anche da quelle che non cogliamo.
Già.

16 luglio 2010

The social network

Considera che David Fincher è una delle forme di Dio, insieme a David Gilmour e a J.David Salinger.
( Perchè Dio, se esiste, si chiama David. E su questo non si discute. )
Considera che Fight Club è il mio film preferito, e Il Curioso caso di Benjamin Button mi è piaciuto parecchio.
Considera che Sorkin è quello di West Wing, e anche lì c'è davvero poco da eccepire.
Aggiungici che ormai uso Facebook da più tempo rispetto a quanto ne possa ricordare.
Mettici poi i Radiohead nel trailer.



Chi viene con me, a ottobre?

Frase del giorno

Questo è un paese dove persino dei maldestri imbroglioni da mezza tacca finiscono a influenzare le sorti delle istituzioni e del potere. Questo è un paese dove chi occupa ruoli di potere non ha nemmeno lo spessore per tenere alla larga i cialtroni analfabeti e distinguere un grande lobbysta da un ladro di polli (con rispetto parlando per i ladri di polli). Questo è un paese in cui i ladri di polli accedono al potere e trafficano con i governatori e i giudici impomatati: e insieme architettano calunnie a base di “froci”. Un paese in cui il coordinatore nazionale del partito di maggioranza e di governo fa riunioni con i ladri di polli, e con lui il senatore bibliofilo.
Luca Sofri, qui

15 luglio 2010

E questo è da vedere

Hate parade - 15 luglio

1- Lo stare troppo lontani e l'essere troppo vicini
2- Gli invendibili e gli spaiati
3- Il sig. Poste, per avermi fatto aspettare mezz'ora sotto il sole per una stupida raccomandata. Nemmeno mia, peraltro.
4- La mezzanotte e le otto e mezzo.
5- Il sentirsi troppo vecchi. A 17 anni.

Con formula solenne, pronuncio il mio odio - infinito e incommensurabile - nei vostri confronti.

14 luglio 2010

La falla è chiusa

Sì, ciao.


Se invece volete rimanere incollati al pc per una bella mezz'oretta, il link è questo.

13 luglio 2010

Pensiero profondo della sera/9

Se mai dovessi avere un figlio, vorrei che fosse completamente diverso da come sono io.

Di Vinchiaturo, santi e politicanti

- Beh, hai sentito?
- Cosa?
- Ma dai, non dirmi che nessuno te l'ha detto.
- Cosa?
- Il santo.
- Che santo?
- Il corpo, il morto, la salma. Insomma, hanno portato S.Bernardino a Vinchiaturo.
- Ah, sì. L'avevo sentito.
- Mbè? Non dici niente?
- E che dovrei dire, scusa?
- Beh, ti lamenti sempre che nel tuo paese non succede mai niente. E una volta che succede qualcosa non dici niente?
- Sai com'è... Non è proprio quello che volevo succedesse.
- Ti fanno schifo le salme, ora?
- Eh, sinceramente un po' sì, se permetti. Ma l'hai vista, te? Brr...
- Sì, va beh. Non intendevo mica in quel senso.
- Ma non è che mi fa schifo. Alla fine della fiera non mi fa nè caldo nè freddo. Mi dà fastidio tutto il leccaculismo che ci sta dietro, quello sì. Tutti i millemila ringraziamenti e i "che meraviglia quest'opportunità". Quella roba lì mi dà fastidio.
- Piuttosto... Tu che ci sei stato dentro per tanto tempo... Chi era 'sto san Bernardino?
- Un francescano che ha inventato il simbolo IHS, e lo faceva baciare mentre dava la comunione.
- E poi si lamentavano delle epidemie.
- Già. A ogni modo - te l'ho detto - non mi interessa.
- Ma perchè, dai? Hai provato a scaricare il volantino?
- Sì. Mi è andato in crash Firefox.
- Ah, bene.
- Già.
- Comunque ho sentito che ci sarà un incontro sul volontariato.
- Magari è farina del suo sacco. Del ringraziatore.
- Ma dai, povero. Alla fine almeno lui ha qualche idea interessante.
- Idea interessante... Raccolta differenziata e riapertura della scuola elementare. Non sono idee interessanti, sono ovvietà che qualunque amministratore dovrebbe proporre. E poi ha un modo di fare che mi ricorda Di Pietro. Anzi, Grillo. Anzi, la DC degli anni '70. Lui Forlani e l'altro Paolo VI. Anzi, Ferdinando d'Aragona.
- Ehh, addirittura... Rapporto trono-altare?
- Precisamente.
- In ogni caso uno che ha un blog, e che ci mette Gaber su, non può essere tanto male.
- Già. Forse non hai tutti i torti. Manca ancora un anno, comunque. E nemmeno si sa se potrò votare o meno.
- Vero.
- Mio fratello mi aveva detto che ci sarà anche un incontro sulla Sindone.
- La sindone? Quella sindone?
- Sì, lei. Pare che verrà una studiosa che se ne occupa da 30 anni.
- E che c'entra con San Bernardino, scusa?
- Mistero della fede...

12 luglio 2010

Vedi alla voce filmone/3

Stay tuned

E' che uno si fa tanti problemi.
Se davvero qualcuno legge ciò che scrivo. Chi lo legge. Cosa può pensare.

Avevo deciso di lasciarlo perdere per un po', il blog.
Avevo deciso che - tutto sommato - poteva servirmi un po' di tempo per capire cosa farne.

Poi mi sono ricordato di un post, questo.
Uno dei pochi in cui davvero ho scritto di me.

Nella mia lista, nella mia lista di buoni propositi, c'era scritto:
Non far morire 'sto maledetto blog.

Ecco.
Dato che a badminton ho già finito di giocare, e che la memoria dell'mp3 è già finita, e che Radio2 non l'ascolto più, e che la Gialappa's in diretta non l'ho mai vista, e che la paura di sbagliare mi è rimasta, e che a Risiko non solo non ho più vinto, ma non ho nemmeno più giocato, ho deciso che almeno 'sto maledetto blog non deve morire.

E i tanti problemi, per una volta, non me li voglio porre.