Visualizzazione post con etichetta politica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta politica. Mostra tutti i post

11 dicembre 2011

Le cose che avrei voluto dire da parecchio, più o meno nel modo in cui avrei voluto dirle da parecchio

Dopo aver militato per un anno e mezzo - con impegno e partecipazione minori di quanto sarebbe stato necessario - qui a Campobasso, è da qualche mese che mi trovo in una realtà con ogni probabilità oggettivamente migliore di quella in cui ho vissuto nella mia adolescenza e che voi con il vostro impegno vorreste cercate di migliorare, ma sicuramente non esente da problemi.
Pisa è diversa da Campobasso, come diverso è l'ambiente universitario da quello liceale, forse più chiuso ma – anche per questo – più raccolto e familiare.
E' interessante (e in una certa misura persino confortante) vedere che le rivendicazioni siano qui e lì – in buona parte – le stesse. Le proteste per i disservizi, l'indignazione per la mancanza di quei provvedimenti che persino il vecchio, caro, borghese buon senso raccomanderebbe (penso alla situazione dell'edilizia qui in Molise o ai disastrosi orari e calendari accademici pisani), la volontà di rendere più simile a noi il clima culturale che si respira, la ribellione contro un sistema che hanno fatto di tutto per rendere quanto più possibile avulso e ostile a noi, una generazione per cui non esiste nemmeno più una consonante.
E' contro questo sistema che vedo muovere la rabbia di tutti noi, di certo ben motivata ma spesso – purtroppo dobbiamo riconoscerlo - non altrettanto ben veicolata. Anche le campagne nazionali contro la crisi, a cui va sicuramente il merito di aver aiutato molti di noi a dare una forma attiva alle proprie richieste, hanno nello stesso tempo appiattito i nostri pensieri su posizioni che spesso non possiamo far altro che appoggiare fideisticamente, non essendo tutti nella possibilità di acquisire i mezzi e le conoscenze necessari per comprendere l'immensità dei fenomeni che stanno accadendo intorno a noi.
Sono certo – tuttavia – che, anche se le cause del disastro in cui viviamo sono per lo più ignote a molti di noi, è sicuramente chiaro a tutti uno dei suoi risultati: la diminuzione del peso dei movimenti, delle associazioni e persino di realtà più organizzate (i sindacati e – da qualche settimana - persino i partiti) all'interno di questa società. L'impossibilità di ottenere risultati concreti e la frustrazione che ne deriva sono oggi più che mai all'ordine del giorno per chiunque cerchi di impegnarsi per quelli che sente siano gli interessi della collettività.
Eppure, qui e ora, voi state ponendo le basi di un cambiamento. Proprio perchè gli spazi di manovra sulla realtà sono minori, la presenza di persone provenienti da realtà diverse e riunite qui a dire la propria è il primo passo necessario per una diversificazione delle istanze che è non solo auspicabile, ma imprescindibile e necessaria.
Pur nell'unità di intenti che deve contraddistinguere un'associazione, andare a stanare una per una le situazioni risolvibili per incidere nettamente sulla quotidianità è l'obiettivo che dobbiamo perseguire. E per farlo, è necessaria una presenza qualitativamente e quantitativamente più ampia rispetto a quella che abbiamo avuto finora, più attiva sul territorio, senza che nasca in noi la paura e il fastidio di occuparsi di cose oggettivamente piccole, di certo meno affascinanti dei grandi ideali che nutriamo nei nostri animi ardenti, ma più concrete.
L'esempio della mobilitazione dei ragazzi del Liceo Classico di Campobasso, in cui la presenza materiale di una classe è stata salvata anche grazie alle voci di quanti hanno avvertito l'ingiustizia di quello che stava accadendo, è un punto di partenza importante.
E poi, c'è un imperativo che dobbiamo avere: essere belli.
La bellezza è un valore che dà significato a quello che facciamo, abbattendo e trascinando, con la sua forza dirompente, l'inerzia. Proprio perchè gli obiettivi che ci prefiggiamo sono ora più difficili da ottenere, abbiamo l'imperativo persino morale di coinvolgere quanti più soggetti possibile, andando a suscitare e rinnovare la rabbia, le idee e la spontaneità di tutti.
In ambienti più vicini a quella che ora è la mia realtà, la chiamano estetica del conflitto. Io, che per la limitatezza del mio orizzonte culturale sono più moderato, voglio definirla estetica del dissenso.
Siate creativi, siate spontanei, siate accattivanti. Fate parlare di voi e raccogliete simpatia.
Sono stanco, personalmente, dei soliti discorsi sul nostro grigiore, sulle nostre manifestazioni sempre uguali, sulle nostre bandiere ormai logore. Abbiamo bisogno, per inseguire il nostro sogno, di rinnovare le nostre logiche e – perchè no? - i nostri riferimenti, non rinunciando mai all'espressione della nostra identità ma senza per questo sentire la necessità di arroccarci a difesa delle gabbie che ci siamo costruiti solo per avere la possibilità di decorarle con qualche foto del Che o la copertina del primo disco di Cisco.
Sorridete. Se vi chiedono di spiegare le vostre ragioni – amici, insegnanti o genitori - spiegatele, ricordando com'è fatta la comunicazione, usando la parola in maniera così efficace da modificare i pensieri. E poi ancora, di nuovo, fino a slogarvi le mascelle, sorridete. Divertitevi.
Dimostrate di essere consapevoli di quello che fate, e di saperlo fare in un modo interessante. I risultati, per quanto piccoli, arriveranno.

12 gennaio 2011

Mirafiori, chè non riesco ad articolare

1- Attualmente, non ci sono modi per impedire a un'azienda di delocalizzare quando le conviene.
2- Un operaio italiano vale esattamente come un operaio polacco, o slavo.
3- Non accetto chi dice "Marchionne fa bene". Marchionne fa gli interessi del titolo in borsa. Questo non significa fare bene.
4- Non accetto chi dice "Marchionne potrebbe tagliare il suo stipendio". Non è tenuto a farlo.
5- Hanno ragione coloro che si scagliano contro il sistema della retribuzione dei manager, ma il discorso è lungo.
6- Se l'Italia ha storicamente dato aiuti economici alla FIAT, basando tutta la propria politica economica su Agnelli e co., non è la FIAT ad avere dei vincoli, ma noi a doverci mangiare le mani.
7- La turnazione di 10 ore è una cosa che nemmeno in Russia nell'800.
8- La FIOM fa una grandissima cazzata se non firma l'accordo, una volta passato il referendum.
9- Se "si entra troppo nella testa di Marchionne", è perchè, alla fine della fiera, è lui a decidere.
10- Vendola ha fatto bene ad andare davanti alla fabbrica.
11- Capisco il PD che non riesce a prendere una posizione. Capisco Bersani, capisco persino Veltroni e D'Alema. Non capisco, non posso capire, Renzi e il suo entusiasmo da "Marchionne è il più figo del mondo".
12- Chiunque parli di Mirafiori, prima, dovrebbe leggere questo articolo.
13- Coloro che dicono che chi vota no non ha "voglia di lavorare", e che gli operai sono in realtà dei privilegiati che fanno tanto casino per niente, sono persone con cui non avrei mai voglia di discutere seriamente.
14- Uno stato degno di questo nome, un governo degno di questo nome, cercherebbe di mediare tra le parti. Un capo del governo degno di questo nome non direbbe mai cose del genere.
15- La cosa migliore, in questo caso, non è la più giusta.

28 ottobre 2010

Pensiero stupido

La sinistra si divide tra chi vuole vedere Berlusconi in galera e chi lo vuole vedere sconfitto.

18 agosto 2010

Ultimo piccolo post su K

Alla fine della fiera, la morte di Cossiga mi ha fatto aprire gli occhi su un piccolo fondamentale aspetto.
E cioè che se fossi nato 40 anni fa, una cosa in più mi avrebbe reso "diverso" da un'ottima parte dei membri della mia famiglia.

Anchè perchè la discesa in campo di Mr.B un qualcosa di positivo l'ha avuto: eliminare i democristiani (e tutto ciò che si portano dietro da 60 anni) dalle prime pagine dei giornali.
E sull'antiberlusconismo, in famiglia, siamo più o meno tutti d'accordo.

Inutile dirlo, loro sarebbero stati con lui. Cossiga.
E chissà, io magari sarei stato lì a scrivere il suo nome con la K e la SS sui muri.

( O magari no, vista la mia indole fondamentalmente tranquilla, ma questo è un altro discorso. )

"Per quanto voi vi sentiate assolti...", avrebbe cantato qualcuno.

Obama rules

C’è un po’ di gente che ha guidato la nostra economia americana, che ha guidato il Paese, che ha portato la macchina dentro un burrone. Noi ci siamo messi gli stivali, siamo scesi giù per il burrone -- un burrone pieno di fango, di polvere, con insetti dappertutto -- e abbiamo cominciato a spingere, e spingere. E siamo lì a spingere e sudare, e far muovere la macchina, centimetro dopo centimetro, mentre i repubblicani ci guardano sorseggiando una bibita ghiacciata. Non muovono un dito, ma stanno lì a dire che dovremmo spingere di più da quella parte lì, che stiamo sbagliando a spingere da quell’altra parte là. Alla fine ce la facciamo, portiamo la macchina fuori: finalmente siamo pronti a ripartire, a rimetterci sulla strada della crescita e della prosperità. E cosa succede? Che questi vogliono indietro le chiavi. Beh, no, non potete avere indietro le chiavi. Non sapete guidare. Voi siete quelli che ci hanno fatti finire nel burrone.

17 agosto 2010

1928-2010

La morte di una persona non può fare piacere.
Sinceramente, non sopporto chi gioisce ogni volta che succede qualcosa di orribile a un personaggio insopportabile.
A partire da Taricone, per finire alle statuette di Berlusconi.

Come, del resto, odio gli "speriamo che muoia".
Per tutti, eh. Dai professori, ai politici.

E' per questo che, alla notizia della morte di Cossiga, ci sono rimasto un po' male.

Alla fine, gli unici ricordi che ne avrò saranno i tanti interventi a "Un giorno da pecora" e quello da Chiambretti.

No, non mi sentirete dire che sono felice della morte di Cossiga.

Io però non dimentico.

Io non dimentico Giorgiana Masi.
Io non dimentico queste parole:
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
«(Gli universitari) Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
«le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale... picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. ... Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
«...questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».

Non sono felice.
Ma di certo non mi mancherà più di tanto.

16 agosto 2010

Eggià

A quanto pare, persone tra le più disparate (dal padrone al sindacalista, dal clericale al mangiapreti, dall'ex fascista all'ex comunista), pur non avendo niente in comune tra loro, sarebbero disposte, per liberarsi di Berlusconì, a mettere insieme la più traballante delle maggioranze e il più inverosimile dei governi, appiccicando gli avanzi di vecchie ideologie, partiti in annosa crisi e nuovi partitini dal vago fuluro, poteri di qualche rappresentatività e potericchi di nessun conto. Queste persone sarebbero disposte a qualunque arzigogolo politico, a qualunque discutibile compromesso, pur di inventarsi una nuova maggioranza che, come la Costituzione consente e prevede, possa portare a termine la legislatura, cercando di architettare una legge elettorale un po' meno schifosa di questa e contando sulla longevità e la buona salute di un capo dello Stato anziano. È, oggettivamente, un tentativo sconsiderato, che ha pochissime probabilità di riuscire e che ha come sola ragione riconoscibile la disperata ostilità conlro Silvio Berlusconi.
Il commento possibile è uno solo: speriamo con tutto il cuore che ce la facciano.

Michele Serra, nella spettacolare Amaca di ieri, 15 agosto.

12 agosto 2010

Frase del giorno

Esiste una costituzione materiale che affida agli elettori la scelta di quale presidente e quale coalizione debba governare. E il ritorno al voto nel caso in cui quella maggioranza venga meno. Quella costituzione non contempla nè governi tecnici o di transizione.

Franco Frattini, La Repubblica, 12.08.10

8 agosto 2010

Sempre detto che è un genio

Luca Sofri, stamattina, regala due perle una migliore dell'altra:

La prima è questa:
Barack Obama dice che è contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Arnold Schwarzenegger chiede che venga legalizzato immediatamente.
Barack Obama. Arnold Schwarzenegger.

La seconda, che sta per scalzare questo post di Leonardo dalla cima dei miei preferiti, è questa:
Io fossi Berlusconi passerei al gruppo parlamentare di Futuro e Libertà, e mi porterei dietro tutti quanti.

7 agosto 2010

Orecchini repubblichini

Uno legge Repubblica.

(Chè già mi ero ripromesso di comprare solo la Stampa, dal 31esimo giorno delle dieci domande, ma l'abitudine è una brutta bestia.)

Leggo Repubblica, dicevo.
E a pagina 30, accanto all'Amaca di un fantastico - come al solito, del resto - Michele Serra, m'imbatto in un fondo di Giovanni Valentini (peraltro segnalato anche da Il Post):
Che cosa c’entra dunque l’orecchino con la sua aspirazione a guidare il governo nazionale? Quale valore può avere un simbolo del genere rispetto a una tale carica istituzionale, agli occhi di un’eventuale maggioranza di centrosinistra e ancor più di un’eventuale opposizione di centrodestra? Non c’è il rischio che venga strumentalizzato dai suoi rivali e denigratori? E infine, esistono nel mondo occidentale altri premier, più o meno progressisti, che sfoggiano un monile del genere?

Chiudo gli occhi.
Li riapro.
L'articolo è ancora lì.

Io credo solo che il giornale progressista più importante e più letto d'Italia dovrebbe avere una sensibilità e uno spessore culturale un po' più grandi di quelli di mio padre.
Per il resto, cà va sans dire, scrivete un po' quello che vi pare.

P.S. Tra le tante cose che mi ha ricordato Valentini, c'è anche questa:
Ti ammonisco di non farti notare - come chi non desidera migliorare ma apparire - per qualcosa di strano nel tuo comportamento o nel tuo modo di vivere. Evita usanze selvagge, i capelli lunghi, la barba trasandata, l'odio conclamato per la ricchezza e qualunque cosa porti all'apparire grazie a una strada perversa.

E' Seneca, vergognosamente tradotto dal sottoscritto.
E Seneca, a me, sta abbastanza sulle scatole.

6 agosto 2010

Di democratici, pietre e critiche

Ora, io ci pensavo l'altro giorno.
Sì, quando Bersani ha detto che un governo di transizione con Tremonti poteva essere un'opzione da considerare.

Io - in realtà - non ero proprio d'accordo con Pigi.
Nel senso.
Non credo che fare un nome del genere possa "portare qualche frutto", come avrebbe detto mia nonna.
E se proprio bisognasse suggerire un presdelcons, io sarei più d'accordo con il solito Civati, che in un post di qualche giorno proponeva Draghi.

Comunque, giustamente o meno, il PD era stato - come al solito - sommerso di critiche.
"Inciucio!", "Ma che fate? Ma dove siete?", "Ci vuole una cazzo di sinistra cazzuta!".

Tutti a elogiare Vendola, già pronto a elezioni anticipate, tutti a porre sul classico piedistallo uno come Di Pietro, che sul mito del partito morto e da resuscitare ormai ci campa da due anni.

La cosa meravigliosa è che, proprio quel giorno, sulla pagina ufficiale del Bersa nazionale, era uscito questo:

Lancio una provocazione: niente talk show? Allora niente canone.Se, a prescindere da quello che succede nel paese, la Rai ci fa vedere le repliche dei telefilm e decide di andare in vacanza, avremo il diritto di non voler pagare il canone da metà luglio a settembre, no?

Io già me li vedo, gli spin doctor democratici.

"Ragazzi, questi ci linciano!"
"Mbè, che facciamo? Rilanciamo sul conflitto di interessi? Diciamo che Berlusconi è un brutto nano pelato?"
"Che ne dici del solito luogo comune demagogico del non pagare il canone?"
"Chiedo a Pigi, ma potrebbe andare bene."

Se fai il buono ti tirano le pietre.

Uno poi va a leggere i commenti, e giustamente ci trova roba del tipo "questa l'ho già sentita da qualcuno che non dovrebbe somigliarci", oppure "così di fatto favoriamo Mediaset. Non mi piace come proposta e non è di "sinistra",come dice qualcuno".

Se fai il cattivo ti tirano le pietre.

Perchè ci sono tre genie di criticoni del PD:
1- I "noi stiamo dentro e possiamo parlare", gli unici che secondo me possono davvero dire qualcosa e che di solito hanno anche abbastanza ragione.
2- I delusi, quelli che si trovarono a votarlo due anni fa e che non gli hanno mai perdonato la sconfitta.
3- I "cazzuti di sinistra", quelli che - se potessero - voterebbero ancora per Diliberto, ma Diliberto non c'è più, votano IDV e devono rompere le palle. 

E allora, due cose.

Bersa, davvero, lascia perdere. Non ti attaccare al comunicato idiota sul canone per strappare un applauso da chi comunque non porterebbe acqua al mulino.

E voi, per favore. State. Zitti. Un. Momento. 
Chè la Bindi, Franceschini e Scalfarotto saranno anche degli incapaci, ma voi - di politica - ne capite sicuramente meno di loro.

5 agosto 2010

Tecnica

“Per la mia opinione, un governo tecnico di questo tipo sarebbe una prateria in cui, grazie alla mia formazione politica, potrei cavalcare tranquillamente verso vasti orizzonti”: queste le parole del Governatore della Puglia Nichi Vendola, intervistato dal Riformista. Il leader di Sinistra, Ecologia e Libertà è una delle più quotate personalità in corsa per la guida del centrosinistra alle prossime elezioni politiche, quanto anticipate saranno non importa. E per Vendola, però, la strada preferita da Pierluigi Bersani, quella di un governo tecnico, non è quella giusta: “Un governo di transizione non è la scelta migliore”.

Questo è il motivo perchè Bersani non è Vendola e Vendola non è Bersani.

Daje, Nicolì!

4 agosto 2010

E se mi consentite, Sputtanamento!

Io non posso vederli, i dibattiti parlamentari.

No, perchè non posso emozionarmi per Franceschini e dedicare 10 minuti della mia vita a Cicchitto.

Ho una dignita, eccheccazzo.

Update 1 - 250 persone che urlano "Silvio Silvio" e "Bossi Bossi" non dovrebbero rappresentare nemmeno il mio canarino.

3 agosto 2010

Amarcord

Io mi ricordo come è cominciata tutta la storia di Fini, e dei futurini, o futuristi che dir si voglia, e della crisi di governo, e di Tremonti presidente del consiglio ad interim fino a nuova legge elettorale e dei "CAZZO, CI VUOLE UNA VERA SINISTRA PROGRESSISTA INTELLIGENTE COERENTE CHE LI SBATTA FUORI!".

E' cominciato tutto un pomeriggio, uno dei tanti, di parecchio tempo fa.
E' cominciato con Luca che su facebook mi scrive:
"Ma sai che in fondo Bocchino è il meno peggio?".

"Sei talmente avanti che se guardi indietro vedi il futuro", avrebbe detto qualcuno.

2 agosto 2010

Cazzo, sì!

Io penso che sia il caso di mettere le priorità in ordine e sperare che cadano.
Dopo di che, una cosa alla volta. Prima si balla. Poi si beve. Poi si balla e si beve. Poi si vomita ridendo. Poi si beve ancora, e si assumono sostanze vietate. Poi si fa il bagno nella fontana. Poi si prende il pisello in mano e si fa l’elicottero. Poi si vomita ancora. Poi si scopa, smettendo dopo poco perché non ce la si fa, viene da vomitare. Poi si crolla addormentati sul marciapiede, truccati da femmina.
La mattina dopo ci si sveglia con la risacca, il trucco sfatto addosso, un livido su una coscia e la tosse. Si fa un governo tecnico. Prima di tornare a casa, si beve un pomodoro condito, con una puntina leggera leggera di vodka. Si fa una legge elettorale. Ci si riprende con un bagno caldo. Si va a votare. Ci si mette, maglietta-pantaloni della tuta-piedi nudi, a guardare un film a casa. Poi magari vince ancora la destra. Si fa una pennica. Ma io non ci credo. Ci si sveglia finalmente riposati. Non così. Ci si fa una sega. Non se prima li vedi in faccia. Si sorride.
Per mesi, poi, per anni ci si racconta di quella volta che si era finiti nella fontana, truccati da femmine, ubriachi, a fare l’elicottero. Quella volta che era caduto il governo Berlusconi. Sì, quello del vulcano sintetico.

Sottoscrivo, esimio Dr. Bordone.

26 luglio 2010

Di sogni e sensazioni orrende

Stanotte ho fatto un sogno.
Qualcuno potrebbe dire "che novità". Un altro potrebbe pensare che descrivere i sogni è probabilmente l'attività letteraria più difficile del mondo e "non c'è riuscito bene Scorsese in Shutter Island e ci vuoi provare proprio tu, ragazzino?".
Sì, avete ragione.
Ma io credo che - tutto sommato - siamo nella dimensione del sonno - e del sogno - per circa metà della nostra vita. E credo anche che quella metà della nostra vita abbia un'importanza pari, se non maggiore, rispetto all'altra. Quella tanto osannata, quella per cui ci preoccupiamo tanto.
Il sogno è democratico.
Il sogno è il riscatto dei deboli.
Durante il sogno, tutti siamo uguali. Dal più povero dei clochard de L'Avana al più celebre degli industriali italiani.
Allora credo che un minimo di riflessione su stanotte non possa farmi tanto male.

Sono a Napoli. Non è la Napoli che conosco. Mi ricorda un po' Milano e un po' Londra, ma è Napoli. Lo dice mio padre, che è Napoli.
Non ho idea di dove dobbiamo andare. So che siamo in macchina, e ne seguiamo un'altra. Forse quella di mio fratello, ma non ne sono sicuro.
Sembro felice. Parliamo tanto, del più e del meno. Di Napoli, che tutto sommato è una gran bella città anche se nessuno di noi due vorrebbe passarci più di qualche giorno.
Scendiamo dalla macchina. O meglio, ci troviamo fuori dalla macchina. Andiamo in una galleria. Devo esserci già stato, non so se nella vita o in qualche altro sogno. Non mi importa più di tanto, in fin dei conti.
Usciamo dalla galleria, ci sediamo su una panchina. Accanto a noi ci sono tre extracomunitari. Io ho paura, non so perchè. Deve essere che siamo Napoli, deve essere che non c'è nessun altro intorno a noi. Io, mio padrei tre extracomunitari e la mia paura.
Mi avvicino istintivamente a mio padre, e loro si allontanano un po'. Si siedono su un'altra panchina, visibilmente dispiaciuti. Cominciano a canticchiare "Smisurata Preghiera" di De Andrè, e piuttosto bene, peraltro.
Mio padre dice che non mi faranno niente, che lì c'è lui. Io capisco di essere un idiota.
Vado via.
Dobbiamo prendere l'autobus. Ci servono i biglietti.
Entriamo in un tabacchino. Chiediamo due biglietti. Lui esita un po'. Poi ce li dà. Aspetto lo scontrino. Lui batte qualcosa sul registratore di cassa.
Mi consegna lo scontrino. C'è scritto 20 centesimi, invece di 2 euro.
"Va bene, vero?"
"Ehm... Sì, va bene..."

No, non va bene per nulla. Forse dovrei girarmi. Mi giro. Lo guardo negli occhi, lui mi guarda negli occhi.
Me ne vado.

Mi sveglio.

Ecco.
A volte mi sembra che sia tutto inutile.
Cosa ci faccio qui a scrivere ogni tanto di razzismo e legalità quando poi, nella sfera dove compare il mio vero "io", divento il primo xenofobo, complice silenzioso di un evasore?
Cosa ci faccio qui a scrivere?
E perchè credo nei sogni?
Perchè credo nei sogni quando anche lì finisco per avere i miei stessi orrendi difetti?

Non lo so.
A volte mi sembra che siano davvero riusciti a cambiarci.
Ci hanno cambiato, lo sai.

22 luglio 2010

Ah, la perfida Albione...

Ecco.
Vedi che succede quando ti metti con i conservatori, Nick?

19 luglio 2010

Frase del giorno

Mi accusano sempre di circondarmi di belle ragazze senza cervello. Ecco, invece qui delle belle ragazze che si sono laureate con il massimo dei voti e che non assomigliano certo a Rosy Bindi.

Silvio Berlusconi, pres. del cons.

Eroi

Facciamo un po' di chiarezza, una volta per tutte.

Lui non era assolutamente un eroe.

Lui non era un eroe.

Loro due erano persone straordinarie ma, mi spiace, non erano eroi.
 
Lui è un eroe.



Capito, caro Nichi?

16 luglio 2010

Frase del giorno

Questo è un paese dove persino dei maldestri imbroglioni da mezza tacca finiscono a influenzare le sorti delle istituzioni e del potere. Questo è un paese dove chi occupa ruoli di potere non ha nemmeno lo spessore per tenere alla larga i cialtroni analfabeti e distinguere un grande lobbysta da un ladro di polli (con rispetto parlando per i ladri di polli). Questo è un paese in cui i ladri di polli accedono al potere e trafficano con i governatori e i giudici impomatati: e insieme architettano calunnie a base di “froci”. Un paese in cui il coordinatore nazionale del partito di maggioranza e di governo fa riunioni con i ladri di polli, e con lui il senatore bibliofilo.
Luca Sofri, qui