22 maggio 2010

I did it again

Io ho una teoria sui libri. Secondo me, tutta la letteratura può essere divisa in due grandi gruppi: i libri che bisogna leggere per sapere di cosa parlino e i classici.
I classici sono quei libri che, bene o male, tutti conoscono. I libri che segnano dei periodi storici, che entrano a far parte della mentalità di un popolo, i libri la cui trama può essere chiesta anche a un bambino.
Anche se, in realtà, sono davvero in pochi ad averli letti.
Il "Don Chisciotte", ovviamente, è un classico.

[...]

Io sono certo solo di una cosa. Sono convinto che, alla fine, bisogna rivolgere la nostra attenzione sulle cose che restano.
E cosa resta, di un'opera incredibilmente complessa come il Don Chisciotte?
Resta l'ingenuità, restano i mulini a vento, resta la lotta contro chi non potrà mai essere sconfitto. Restano le sorprese di un'anima tiranna, che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti, che ti apre nuovi occhi e riaccende i sentimenti, come avrebbe cantato Guccini 300 anni dopo. Resta la solitaria guerra di un cavaliere senza paura, senza timori, e la sua voglia matta di vendicare le offese, di raddrizzare i torti, di riparare le ingiustizie, di distruggere gli abusi.
Resta questo.
E resta, nel lettore, una consapevolezza. La consapevolezza che, forse, il nostro eroe dell'eterna giovinezza aveva ragione. Che quella fiamma nel suo potente guscio di ferro, forse, gli dettava la strada giusta. Che Dulcinea, anche se in realtà si chiamava Aldonza, era davvero la donna più bella del mondo.


La prese bene, quell'altra volta.

Chissà come si comporterà ora.

Nessun commento:

Posta un commento