1 maggio 2010

The importance of seeing Ernests

Il tennis è uno sport strano.

Fateci caso.

Vi capiterà di sentire 10 commentatori al giorno che vi diranno che il calcio è una delle più belle metafore della vita, o che ogni secondo - nel basket - è il secondo più importante , o che andare allo stadio e assistere a una partita ha la stessa funzione catartico-dionisiaca di una tragedia di Sofocle o Euripide.

Li avete sentiti, vero?

Beh, del tennis nessuno dice nulla.

Perchè il tennis, tutto sommato, ai più sta sulle palle.

Un po' per il sistema di punteggio così complicato, un po' perchè è fondamentalmente uno sport da fighetti, con quelle magliette azzurrine e linde e i pantaloncini rigorosamente bianchi, un po' perchè alle Olimpiadi nessuno se ne ricorda, un po' perchè da sempre quelle ridicole racchette e quel "poff, poff" sono i segni di riconoscimenti di una classe dirigente incompetente e con la puzza sotto il naso.

Ma c'è un altro motivo per cui il tennis sta sulle palle, ai più, ed è questo.
Nel tennis non puoi difendere.
Sei avanti 1-0 5-0? Non importa. Non puoi pensare di aver già vinto, assolutamente. Certamente avere un set di vantaggio è meglio rispetto a dover recuperare, ma è completamente diverso da avere cinque gol più dell'avversario e 10 minuti da giocare o 20 punti e 3 minuti. Nel tennis, nessun ragionamento in chiave puramente conservativa può essere adottato. Niente catenaccio, niente aspettare i giri dell'orologio. Devi giocare, fare i tuoi punti, rischiare per arrivare a vedere quel maledetto 6 sul tuo tabellone.

E' per questo che il tennis non è una metafora della vita. Il tennis è una metafora di quello che credi sia la vita a 7 o 8 anni. E quando capisci che, fuori dalla terra rossa, il più delle volte conviene stare zitto, e guardare l'orologio e giocare in difesa, allora arrivi ad odiare lo sport, quello sport che credevi ti avesse insegnato così tanto.

Nonostante i commentatori, comunque, e nonostante la metafora della vita, i pantaloncini lindi e le magliette azzurrine, nonostante quelle ridicole racchette, nonostante tutto questo e nonostante il concertone, io oggi ho visto la partita.

E quel lettone lì - che giocava come vive un bambino di 7 anni, ignaro della legge del più forte e dell'ingiustizia del "vinca il migliore" - a me è entrato nel cuore.

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