29 aprile 2010

Mattoncini

Sì, lo ammetto, sono stato un fan di Travaglio.

Ho comprato per mesi l'Unità, solo per leggere i pezzi di Cugia e i suoi articoli. Ho visto Annozero solo per non perdere nemmeno un suo sorrisetto ironico, ed ero intimamente convinto che i fatti da lui riportati dimostravano che fosse la galera, l'unico posto ad essere adatto a certi personaggi. Da destra a sinistra, da Berlusconi a D'Alema.
Ho cominciato ad appassionarmi di separazione delle carriere, di prescrizioni e di altre 17000 cose di cui non capivo fondamentalmente una mazzuola bucata.
Ho letto "Regime", "Le mille balle blu", "Se li conosci li eviti".
Ho ascoltato una trentina di volte la sua intervista in quella meravigliosa trasmissione che era "Satyricon", anche perchè Luttazzi è stato un altro a segnare la mia preadolescenza.

Poi è successo qualcosa.
Non so quando, non so bene il motivo.


So solo che le battutine all'interno dei suoi interventi hanno cominciato a stancarmi, e che ho cominciato a ritenere stupido parlare sempre di prescrizioni e di separazione delle carriere. Per 15 minuti a settimana il giovedì, e per 24 ore su 24 negli altri giorni.
Ho smesso di comprare l'Unità prima, e "Il Fatto" poi.
I suoi libri sono finiti in un angolo dell'armadio/libreria della mia camera.

Perchè vi dico questo, oggi?

Perchè oggi Francesco Piccolo, sull'Unità ( lo stesso giornale su cui Travaglio ha pubblicato i suoi articoli per mesi ), ha scritto una cosa interessante, che esprime il mio pensiero su Travaglio e travaglismo meglio di quanto possa farlo io.

E vi consiglio di leggerla, ovviamente.

Ah, già che ci siete. C'è anche questa vignetta di Staino, per completare il quadro.

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