29 giugno 2010

My captain

[Non so perchè ho aspettato tanto tempo]

Cominciò così, una mattina di fine agosto.

"Gli altri genitori mi hanno chiesto di andare a parlare col preside, per il nuovo professore di latino e greco"
"E perchè?"
"E' uno giovane, non si fidano. Io ci vado, pare brutto."
"Fai come vuoi."

Non so se per il mio solito stupido istinto da bastian contrario o proprio per il fatto che fosse "uno giovane", ma quella mattina capii che le ore di latino e greco avrebbero potuto avere un senso.

E l'impressione fu confermata.
Perfettamente.

Lo ricordo bene, il primo giorno di scuola. Parlò del ruolo che dovrebbe avere la letteratura: elevarci, farci volare sopra la mediocrità di una massa che non deve attrarci per nessun motivo.
Disse quella parola: mediocrità. E io andai in solluchero, come avrebbe scritto qualcuno che immagino piaccia tanto anche a lei.

Mi hanno raccontato che quella mattina non feci altro che sorridere estasiato alle sue parole. Forse non avrei dovuto. Forse avrà pensato che ero il solito lecchino da quattro soldi.
Forse lo sono davvero.
Ma non finsi, quella mattina. Ero davvero felice di poter passare un anno con lei.

Le prime lezioni furono di ambientamento. Grammatica latina e greca. Soprattutto greca.
C'era questa cosa del dover darci delle basi di grammatica.
Allora non capivo perchè. Alla fine Orwell lo leggiamo in italiano, no?

E poi cominciammo davvero. Cicerone, le orazioni. La filosofia. I dibattiti interminabili sul senso di molte cose che ci circondano. Lucrezio, il male di vivere. Il non poter mai fuggire da se stessi. Le catene infinite di mali.
E Le battutine su Berlusconi. Che capivamo in tre, ovviamente. E quelle su Quagliarella e su Amauri, che non fanno mai male.

Perchè Catullo e Fantacalcio possono essere due facce della stessa medaglia, e questo l'ho capito da lei.
E da lei ho capito che bisogna guardare le cose da un'altra angolazione, che bisogna vincere i nostri pregiudizi e guardare davvero la realtà, che un'idea non deve mai essere distorta dall'interpretazione. Lei mi ha insegnato che il bello esiste, ed è nostro compito scoprirlo e parteciparvi.

Abbiamo parlato di tante cose. Marx, Nietzsche, Euripide. Lo spirito della tragedia, di cui parlare con gli amici bevendo una birra, ovviamente.
E poi la storia, il suo ruolo, Erodoto e il rispetto per altre culture. Tucidide e la ricerca della verità come scopo di una vita.
Mi ha mandato tanti messaggi. Alcuni facilmente intuibili e altri un po' più nascosti.

Una volta ci fece scrivere un testo. Approfondimento critico su Antigone. Parlai di Anna Politkovskaja e lei mi disse che -fondamentalmente- era banale.
E aveva ragione, quasi come sempre.
Lei mi ha insegnato a camminare nel mio modo.

E poi mi ha regalato un libro. Un giorno che avrei dovuto essere a scuola e che invece andai a manifestare contro qualcosa che non capivo e che ancora continuo a non capire.
I racconti di Pietroburgo, di Gogol. Perchè è così che si protesta. Lasciando segni tangibili, che restano.

Resteranno tante cose.

E mi mancherà, può starne certo.

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