10 settembre 2010

Requiem per l'adolescenza ( o "De caesura capillorum" )

E alla fine arrivò il momento.

Non molto preventivato, eh.
Nemmeno una di quelle decisioni mozzafiato.

Del tipo genitori a tavola, agnello al forno, patate.
Del tipo confessione figlio gay film di Ozpetek.
Mamma, papà, fratello, cognata prossima ventura. Ho una notizia da darvi. Taglio i capelli.

No, niente del genere.
Perchè le scelte di vita sono altre.
Perchè alla fine sono piccolezze.
Perchè chi cazzo se ne frega di come uno porta i capelli.

O forse no, scherzavo.
Forse le scelte di vita sono anche queste.
E alla fine non sono piccolezze.
E io me ne frego di come porto i capelli.

Però no, niente genitori a tavola. E niente agnello al forno.

"Stamattina si va a Napoli".
"Ah, ok".
"Andiamo a prendere i libri".
"Vado anche a tagliarmi i capelli."

Così, naturale.

Naturale un corno.
Cazzo. Non avrei dovuto.

E' solo che i miei capelli lunghi li davo un po' per scontati, ormai.
Stavano diventando un'abitudine. Mi ero stancato di loro.

E delle battutine stupide degli sconosciuti, di quelle dei compagni di classe, delle velate minacceruncole di tuo padre.
Del non vedere quando ti pieghi, del solletico alle spalle.
Del poterti coprire gli occhi.
Delle gocce d'acqua che cadono sul pavimento del bagno appena finito di docciarti.
Delle foto in cui non ti riconosci, e che ti fanno anche un po' schifo.

Tutto finito, ora.

Finito come il "voglio distinguermi dagli altri". Finito come il "guarda che anch'io ho una mia cazzo di schifosa identità". Finito come le menate tardoadolescenziali da Niccolò Fabi/Sansone di turno.

E ora vi giuro su Dio che vorrei cercare di spiegare cosa abbia significato, per me, averci dato un taglio. Ma non sono affatto sicuro di riuscirci, e non voglio provarci.
Per ora voglio solo prendere atto di questa cosa.

I miei capelli. Non. Ci. Sono. Più.

E' arrivato il momento di rendersi speciali - o magari solo strani - con qualche altra cosa.
Qualche altro piccolo particolare, qualche altra insignicante dissonanza.

I miei capelli sono morti, ma la loro idea vivrà.
O almeno, stasera vorrei tanto crederlo.

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