24 luglio 2010

La giornata di uno scrutatore

Io, personalmente, sono convinto che le cose migliori siano quelle che finiscono prima di averti annoiato.

Amo le persone che ti dicono quello che pensano o quello che vogliono da te, direttamente e in breve. Evitando inutili telefonate di 6 ore o monologhi imperanti sulle loro interrogazioni.
Amo, soprattutto ultimamente, i programmi radio da 15 o 30 minuti.
Amo i cortometraggi e spesso mi trovo persino a dover interrompere la visione di un film, se non voglio correre il rischio di perdermi tutto.

E lo so che quel tizio che parla sempre alla fine è simpatico, e che non si interrompe un'emozione, e che i radiodrammi da 2 ore sono fantastici, ma son fatto così.

La stessa cosa vale per i libri, ovviamente.

Amo poter stare fermo su una parola per 3-4 minuti, rileggere interi capitoli, sottolineare quella frase che probabilmente potrà servire.

E soprattutto, amo poterlo fare senza il panico dell' "oddio, sono da 10 giorni su 'sta roba e ancora non ne ho letto un terzo".

Preferisco l'incompiutezza alla ridondanza e il finale aperto allo spiegone delle ultime 10 pagine.

Odio profondamente le opere che finiscono così come erano iniziate. Anzi, mi fanno paura. Perchè riproducono quella circolarità temporale, quell'eterno ritorno, quella routine inevitabile con cui l'uomo deve necessariamente misurarsi.

Perchè - anche se a volte quelli che mi stanno intorno lo pensano- non sono uno che fa delle mattonate insopportabili la sua ragione di vita.

Cerco di conoscere, cerco di sapere, cerco di migliorarmi.

Ma se proprio non riesco ad andare avanti, faccio una pausa. O lascio perdere del tutto.

Ed è per questo che "La giornata d'uno scrutatore", libro che avevo in testa di leggere da parecchio tempo, mi è piaciuto molto.

Ne avevo sentito parlare ad una conferenza. Il tema mi interessava ( la giornata elettorale di un istituto di cura gestito da suore ), l'ho comprato e letto in un paio d'ore.

E probabilmente non è nulla di così eccezionale, eh.

Forse non è un caso se è uno dei libri di Calvino meno conosciuti.

Forse non è un caso se, per trovarlo, ho dovuto girare una mezza dozzina di librerie prima di decidere di comprarlo su IBS, "chè se no non se ne esce vivi", come ha detto mia madre.

Ma per me è un capolavoro.

Una di quelle piccole cose che vanno per la loro strada e ti dicono quello che vogliono dirti. Senza troppi fronzoli, senza chiederti più di tanto.
Dicendoti molto senza parlare troppo.

Nessun commento:

Posta un commento