7 dicembre 2011

Concedimi, babbo

Poi un giorno torni a casa, e sali sul treno e sai benissimo che ormai il treno è diventato uno di quei luoghi in cui è perfino banale avere una piccola esperienza carina.
Ti siedi di fronte a un signore sulla quarantina. Alto, probabilmente arabo, felpa bianca, un lettore mp3 molto vecchio e delle scarpe rotte.
E non ti saluta quando lo saluti, però ti sorride e allora capisci che non è colpa sua, che magari è stanco e non gli va di sforzarsi a parlare in una lingua che non è la sua.
Lui si alza poco prima che passi il controllore, con un tempismo perfetto, e comprendi in un attimo – ed è una certezza che nessuna prova potrebbe incrinare – che si è alzato perchè non ha il biglietto, e che deve arrivare necessariamente a Roma, e tifi tanto perchè non sia beccato.
Ti metti a leggere, allora, e andrebbe anche bene così se improvvisamente lui non tornasse, e subito accendesse il suo vecchio lettore mp3, cominciando ad ascoltare qualcosa che avresti tanta, tantissima voglia di sapere cosa sia, un po' per come picchietta gentilmente - con garbo quasi anglosassone - la mano sinistra sul tavolino e un po' per il suo sguardo sinceramente perso in qualcosa di decisamente più bello di un viaggio in treno con l'ansia che il controllore ti possa beccare.
Ti viene in mente di cominciare a scriverne, con la vaga e timorosa speranza che lui si interessi a te (nonostante la sua molto più interessante vita), che legga dal riflesso del finestrino quello che stai scrivendo, che ti sorrida di nuovo, che ti parli in un pessimo inglese di dove abbia imparato a suonare il piano e del pezzo che stava ascoltando. E che magari te lo faccia anche sentire, quel pezzo.
Certo, sai benissimo che non succederà, anche perchè intanto hai smesso di interessarti a lui per mettere giù le parole in un ordine che ti sembri decente, e questo rende ancora meno interessante la tua già non eccessivamente interessante compagnia, e lui è uno che sembra dire “interessante” molto spesso, nella sua ignota lingua.
E poi scende, anche prima di Roma. Probabilmente perchè sa che il controllore potrebbe passare di nuovo, perchè un regionale è più sicuro di un frecciabianca.
E alla fine ti guardi intorno, e non c'è più, e pensi una cosa molto banale: che alla fine i luoghi comuni prima di essere luoghi comuni sono delle tenui verità, che in treno si possono davvero avere molto facilmente delle piccole esperienze carine.
E che se Callimaco avesse avuto una tratta Cirene-Alessandria, altrochè Inno ad Artemide.

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