2 dicembre 2010

Un bacio



"Nel momento in cui questo libro va in stampa, l'omosessualità è un reato in 80 paesi del mondo."
E' così che si apre la nota conclusiva dell'ultimo romanzo di Ivan Cotroneo, "Un bacio".
Certo, il tema dell'omofobia non è nuovo. Forse non se ne sentiva il bisogno, di un altro intellettuale che ci spiegasse perchè discriminare è sbagliato.
Non è nuovo. Anzi, potrebbe sembrare ormai logoro.
Saggi, report giornalistici, quelle tanto pretensiose quanto controproducenti campagne pubblicitarie genere "siamo tutti diversi, rispettiamo la diversità".
Ma il migliore articolo di opinione, la migliore inchiesta del migliore settimanale italiano non ha un decimo della forza emotiva di una storia interessante, raccontata bene.

Liberamente ispirato alla vicenda del californiano Larry King, "Un bacio" racconta la storia di Lorenzo, adolescente omosessuale innamorato del compagno di classe Antonio, del loro bacio e di un "atto di violenza", come recita il retro della copertina.
Il racconto si snoda attraverso tre diversi punti di vista: per primo parla il protagonista, poi Elena, insegnante di lettere, quindi Antonio.

Non c'è una vera e propria trama. Non c'è un inizio, uno svolgimento, una conclusione.
Solo due istanti, ugualmente decisivi. Due attimi da fotografare, e da rivedere fin quando restino impressi nella memoria del lettore. Due "kodak moments", direbbero gli Inglesi.
Quello del bacio, ovviamente, da cui il romanzo prende il titolo. Tre, quattro secondi di pura e infantile gioia per Lorenzo, al quale sembra di essere nato solo per vivere quella sensazione; un oscuro nulla per Antonio, troppo legato agli stupidi pregiudizi inculcatigli da una famiglia opprimente e da un gruppo di amici tanto influente quanto negativo per la sua personalità.
Due momenti, dicevo. Quello del bacio e (SPOILER!) quello della morte del protagonista.

E' proprio l'opposizione irriducibile tra amore e morte l'elemento che colpisce di più durante la lettura. Il senso di rabbia e di ingiustizia per l'assurda fine del protagonista traspare da ogni pagina. Eppure, Cotroneo non ricorre a interventi personali per far trasparire il suo punto di vista. Anzi, tende a scomparire dietro ai personaggi che crea.
Usa addirittura il vecchio trucco, che funziona sempre, di inserire errori grammaticali e sintattici che farebbero gridare allo scandalo qualche avventato purista della lingua.

Molto interessante è il modo in cui l'autore ci presenta i personaggi. Cotroneo non cade mai nell'errore di offrirci dei modelli di comportamento. Nessun carattere è totalmente positivo o totalmente negativo. Lorenzo, che finisce comunque - ovviamente - per attrarre la nostra simpatia, ha tanti lati oscuri. Elena, l'insegnante, è talmente persa nel suo sogno d'amore per l'ex allieva trasferitasi a Milano da non accorgersi del pericolo incombente. E Antonio, d'altro canto, è solo un povero ragazzo che vive in una società perversa. Una società che isola il "diverso" e tutti coloro che - in un modo o nell'altro - a quel "diverso" si trovano vicino.

E' dunque un libro che si rivolge a tutti, questo, perchè possa cambiare in meglio quella società descritta con tanto astio.
Ma è un libro che trova il suo lettore ideale nei membri di quelle due generazioni raffigurate nelle immagini di Antonio e Elena.
Il primo che, come tutti gli altri, ha sostituito i suoi sogni e la sua vita con le "frasi vecchie e consumate" dei compiti in classe. Che ha già "rinunciato alle parole". Che ha già rinunciato a tutto il resto.
La seconda, delusa dalla sciatta piattezza di un mondo di burocrati da cui non riesce a scappare.

Un libro da leggere, dunque. Nonostante qualche inevitabile clichè, nonostante la già indicata non proprio originale scelta del tema.
Da leggere, magari, con in sottofondo un bell'album degli Smiths, citati in quarta di copertina.

Perchè, come diceva Salinger, "quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira".
E a me, di chiamare Cotroneo, alla fine la voglia è venuta.

1 commento:

  1. Grazie. Come per altri tuoi post, meravigliosi.

    sofia dal blog di ridatecimamma

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