17 dicembre 2010

Il mio amato nulla

E stupirti delle pieghe che prendono le cose.

Chè vivi immerso nella tua quotidiana abitudinarietà.
Mangiare, tornare a casa, uscire, dormire.
Roba già detta, lo so.

E avere paura di quelle abitudini. Del loro tornare. Del loro accoglierti nel loro stretto, angusto ripostiglio di pace, sicurezza e noia.
Del loro caldo cantuccio di paure sottaceto.
Perchè ciò che è giusto è giusto. E ciò che si deve fare si deve fare.
Nothing more than that, my dear.

E sentirselo dire da tutti. Che è sbagliato intendere la vita così. Che l'eterno ritorno è una stronzata. Che il bisogno di emancipazione. Che il crescere. Che la vita.
Che la vita è vita, e non abitudine.
Non "lavare denti tre volte al giorno". Non "fare abbondante colazione". Non "finire compiti". Con la "o" di compiti rigorosamente chiusa, ovviamente.

Che la vita è vitalità, inconsapevole bisogno di pienezza e azione.

E allora tu ci provi, ad uscire fuori dai ranghi.
A darti le tue regole.
Solo tue, chè quelle altrui magari possono anche andare bene, ma sono altrui e allora no, bene non vanno affatto.
A mettere i tuoi sacrosanti puntini sulle tue sacrosante i.

A rivestirti di dionisiaco. E lo sai che la metafora è stantia, e Nietzsche sopravvalutato, ma non te ne frega un cazzo.
Ebbro del tuo spirito vitale, creatore, distruttore.
Chè Apollo è morto, come Dio. E gli inerti mantenitori di apparenti equilibri da due soldi, qui dentro, tu non li vuoi più.

Ci provi a parlare la tua lingua. A osare.
A spogliarti della tua mediocrità.

E poi.

E poi ti ritrovi qui, e per amici la tastiera e De Gregori, e la voce dentro di te che sussurra "fanculo".

Ma ora, mondo.
Mondo crudele, mondo stantio, ottuso mondo che non capisce un cazzo.
Ora, squallido mondo che ride.
Che dileggia, che offende. Che sputa in faccia alla bellezza e alla verità.

Mondo nei confronti del quale non eri mai stato così offeso.
Mondo che non capisce lo scarto tra realtà e ideale.

Mondo. Vero, regolato mondo di merda.
Almeno sei contento, ora?

2 commenti:

  1. "No! La vita non mi ha disilluso! Di anno in anno la trovo invece più vera, più desiderabile e più misteriosa - da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza - e non un dovere, non una fatalità, non una frode![...] 'La vita come mezzo di conoscenza': con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere!"
    F. Nietzsche, La gaia scienza, IV, 324.
    Perdona la monotonia delle mie citazioni.
    Luca.

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  2. @ Luca: La conoscenza è una cosa meravigliosa, ma non basta.
    rita

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