10 ottobre 2010

Titolo e finale

C’è questo mio problema dei titoli e dei finali.
E si sta parlando di tutto, eh. Ok, di libri. Ok, di film. Ma non solo.

Io non ricordo i titoli. E non ricordo i finali.
Oppure, un’altra cosa. Io non ricordo i nomi delle persone.
Avete presente quegli orribili momenti tipo “piacere, Marialaura”. “Piacere, Enrica”. “Piacere, Simone”. “Piacere, Rosamunda”.
Ecco, se doveste conoscermi dal vivo, se non ci siamo mai visti e dovete presentarmi ( e ve lo chiedo in ginocchio ), non pretendete che io ricordi il vostro nome.
Non ditemelo, piuttosto.
Preferisco sapere dove abbiate preso quella maglietta di Arancia Meccanica, o perché avete i capelli a zero, o cosa diavolo significhi quell’idiogramma tatuato sul vostro braccio sinistro.
Poi verrà il momento di sapere il vostro nome. Di cercare di memorizzarlo.

Comunque, la questione fondamentale era quella dei titoli e dei finali.
Libri, film. Ma non solo, eh.
Un po’ di tempo fa la professoressa di storia e filosofia, santa donna anche se permeata di un bigottismo lancinante, santa donna anche se per lei gli omosessuali sono “deviati” e “perversi”, santa donna anche se fissata con i suoi stupidi preconcetti e con Husserl, ci ha portato a vedere un film.
Bello, davvero bello. Hitchcock. Con Sean Connery. Con quella grandissima gnocca che era Tippi Hedren.

Io l’avevo visto, quel film. Ricordavo di averlo visto. Magari quando ero piccolo, in una di quelle videocassette registrate 20 anni fa da Canale 5, che guardavo principalmente per le puntate di Striscia la Notizia all’inizio della registrazione e per la musichetta dello spot della Fiesta Ferrero, che adoravo.



Io ricordavo le prime scene di quel film. Lei che cammina con la sua borsetta gialla e con quelle meravigliose scarpe anni ’50, 8 cm di tacco o giù di lì.
Alfredino mio bello che esce da una stanza d’albergo per alcuni fotogrammi.
La faccia da scemo del proprietario dell’albergo derubato e i suoi vergognosi commenti maschilisti, che però da bambino mi facevano ridere.
Ma non avevo idea di come finisse.

Come ci si fa a non ricordare del finale di un film di Hitchcock?
Tutto si basa sul finale, nei film di Hitchcock.
E invece no. Niente. Nemmeno un vago ricordo. Niente. Di. Niente.

Chè poi questa cosa del non ricordare i finali un lato positivo ce l’ha. Ho rivisto 2001, Odissea nello Spazio per 3 volte, ognuna come fosse la prima, prima di leggere il libro. Perché sì, ok non ricordare i i finali. Ma quello di 2001 Odissea nello spazio si DEVE sapere.
E ne ha altri, di lati positivi. Anche non parlando di libri o di film.
Perché, davvero, alla fine conta poco che titolo diamo a una storia. Come si concluda.
E forse non è un caso se ricordiamo più altre scene che l’epilogo.
Non è un caso se sarà quel particolare momento a tornarci in mente e se rideremo di quella particolare battuta, senza più sapere cosa abbia finito per portare.

Alla fine, rimarranno solo "Kodak moments". Slegati da tutto il resto.

E l’unica cosa importante, alla fine, è solo che ce ne siano stati tanti, di momenti memorabili.

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