7 febbraio 2010

Geografia astronomica

Io non so quale sia il nome con cui chiamare i contesti nei quali passiamo il nostro tempo. Non so quale sia, non ne ho davvero idea, e magari mi illuminerete con qualche commento ( o magari no, ma a me va bene uguale ).
Io li chiamo pianeti.

Scuola, un pianeta. Famiglia stretta, un altro pianeta. Amici, feste con cugini in seconda e zie un pò troppo invadenti, internet ( ed eventuale distinzione tra conoscenze vere e "virtuali" ), radio, lei. Tutti pianeti.
E noi, novelli astronauti, a cercare di barcamenarci nella complessità e nella diversità degli spazi, provando a sopravvivere a ognuno di essi.
Ogni pianeta ha le sue leggi fisiche, la sua forza di gravità, i suoi abitanti e i suoi ordinamenti.
Ci sentiamo leggeri, in alcuni di essi.
Pesanti, oppressi, soffocati, in altri.
Valutiamo le nostre azioni in base ai contesti. Su Marte, leggere "Wired" e ascoltare Cohen va bene. Su Saturno, sei uno sfigatello. Su Urano, "cazzo" è concesso. I Venusiani lo considerano scabroso.
Tentiamo di adattare le nostre azioni in base al pianeta, dicevo. Per colonizzarlo. O quantomeno per conviverci degnamente con gli indigeni.
Poi ce ne accorgiamo.
Manca l'acqua, l'ossigeno scarseggia e alcuni usanze locali sono davvero stupide.

Ce ne accorgiamo.
E se riusciamo, scappiamo via.

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